“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”

E qui l’italiano di oggi si ferma, non si immerge nel pensiero come scrisse Leopoardi: “Così tra questa

Immensità s’annega il pensier mio:

E il naufragar m’è dolce in questo mare”

La siepe esclude l’orizzonte, come sempre, ma oggi c’è radio Facebook (una volta era il

Bar sport), a dire che c’è sta dietro sta siepe. Pensare, che fatica! “ma però c’è sta il capitano che c’è racconta la verità”

Un giro veloce su Facebook dove tra barzellette, culi, tette, tartarughe, gattini e uccelli, leggono che il Coronavirus è una minaccia reale alla specie umana. Come succede nei film: Virus Letale, Contagio, Gola profonda.

Così, come facevano gli indiani del Nord América, iniziano a suonare il tam tam e dar fuoco alla paglia scrivendo allarmanti post ai cinquemila intimi amici di Facebook sulla situazione gravissima, e che loro, i più furbi, loro che la sanno lunga come i capitani di lungo corso, vanno al supermercato a comprare di tutto e di più prima degli altri, loro e i loro cinquemila amici intimi moltiplicati alla cinque millesima. Sono furbi e agiscono prima…prima di chi?

Ma poi c’e anche quello che legge il Giornale o ancora peggio Libero quasi diretto da quel tizio…Pietro Senaldi indirizzato dal povero infeltrito direttore Feltri che è riuscito a purgare negli ultimi giorni frasi irripetibili coinvolgendo, partenopei, africani e Coronavirus.

La siepe non è cresciuta, caro Leopardi, siamo noi italiani che siamo diventati piccoli tanto più piccoli. Nessuno pensa con la propria testa, ci si affida a crani ancor più piccoli, o ancora peggio agli echi riprodotti da burattinai nascosti nell’ermo colle oggi invalicabile dal muro dei social dove ogni graffitismo diventa verità.