“Sono le ore 23 della vigilia di Natale e sono solo nella mia stanza. Ho lasciato la porta aperta, ma non entrerà nessuno stasera. Non entrerà nessuno perché Babbo Natale non esiste.”
Avevo sette anni quando mia sorella me lo disse, eravamo in anticamera e con molta naturalità si rivolse a me dicendo che Babbo Natale non esiste, disse che era un’invenzione e che in realtà erano i nostri genitori a comprare i regali; rivolsi lo sguardo verso l’alto cercando gli occhi di mia mamma dove trovai la conferma, Babbo Natale non esiste! Fu in quel momento che misi il primo piede nella stanza degli adulti, in quel posto indefinito, freddo e grigio dove le favole perdono il colore e una realtà troppo razionale rende tutti scuri in volto. Sentii l’asperità del mondo calpestare i miei sogni e capii che Babbo Natale in realtà in alcun momento è esistito ma che fu ucciso, assassinato dagli adulti.
La notte della vigilia di Natale, io e mia sorella andavamo a letto qualche minuto prima di mezzanotte, dividevamo la stessa stanza e quando si spegneva la lampada il buio accendeva le nostre fantasie: “A che ora arriva Babbo Natale?” “Da dove entra?” “Ci porterà tutti i regali che abbiamo chiesto?” La Notte di Natale il fantastico, dolce e colorato mondo dei bambini sostituisce quello squallido, grigio e chiassoso degli adulti.
Una delle domande che ci ponevamo era “Quando è nato?” Babbo Natale è forse il primo frutto della globalizzazione: nasce da un vescovo dell’Asia Minore (oggi Turchia) San Nicola vissuto nel 300 d.C. Dopo la sua morte fu riconosciuto Santo protettore dei bambini per alcuni miracoli e leggende a lui attribuite. Negli anni San Nicola venne identificato nel nord d’Europa con alcune divinità pagane come il nordico Odino, anch’esso spesso rappresentato come protettore dei bambini e ancora oggi, San Nicola in alcune località di lingua tedesca è festeggiato il 6 dicembre, giorno in cui si fanno i regali ai bambini. Ma quando, intorno al 1500, la riforma protestante abolì il culto dei santi nei paesi del nord Europa, la ricorrenza del 6 dicembre fu sostituita con il Natale. A portare i doni non era più San Nicola ma Gesù Bambino…Dio fatto uomo che regala oggetti ai bambini, una totale assurdità.
E Babbo Natale?
La prima volta che appare nelle vesti di “Santa Claus” (dall’olandese Sinterklaas), fu in un libretto di versi scritti da Clement Clark per i suoi figli:
[…] Il tempo di rendermi conto della situazione e di voltarmi,
Che San Nicola è venuto giù per il camino con un balzo:
Era avvolto tutto in una pelliccia, dalla testa ai piedi,
E i suoi vestiti erano tutti sporchi di cenere e fuliggine;
Teneva appeso sulla schiena un sacco pieno di giocattoli,
tanto da sembrare un venditore ambulante in procinto di aprire l’attività:
I suoi occhi – come brillavano! Le sue fossette: che allegre,
Le sue guance erano come rose, il suo naso come una ciliegia;
La sua bocca divertita era distesa come un arco,
E la barba sul mento era bianca come la neve;
Tra i denti teneva stretta l’estremità della pipa,
E il fumo gli circondava la testa come una corona.
Aveva una faccia larga, e un pancino rotondo
Che fu subito scosso dalla sua risata, come una coppa piena di gelatina:
Era grassottello e paffuto, un vecchio elfo allegro,
E mio malgrado io risi di rimando nel vederlo […]
Così nacque Babbo Natale, Santa Claus nelle lingue anglofone, personaggio che alimentò fin dalla sua creazione la “favola” del Natale. Non era più Gesù Bambino a portare i regali ma Babbo Natale.
Ah che confusione! San Nicola poi Gesù Bambino e ora Babbo Natale!
La necessità di tener in vita il commercio è sempre stata tanto importante da dover cercare il personaggio perfetto e qual più appropriato di un nonno panciuto e laico che esprime simpatia e tenerezza?! Così perfetto che la Coca Cola inizia nel 1930 a usarlo come personaggio delle sue campagne pubblicitarie natalizie, dando un importante contributo alla diffusione di Babbo Natale.
E dopo tanti personaggi il 25 dicembre dovrebbe ricordare il terzo giorno prima della Pasqua perché è evidente che Babbo Natale ha ucciso Gesù.
Sostituiamo “Tu scendi dalle stelle” con il bellissimo e più allegro Requiem di Mozart, più adatto al nuovo Natale!
Ma quest’anno, forse, la necessità di stare in casa e l’impossibilità di fare festa può ricordare perché il 25 dicembre lo chiamiamo il giorno di Natale. Forse quest’anno, qualcuno, non sentirà la necessità di addobbare e creare scenografie carnevalesche per rendere casa propria il palco perfetto della compagnia teatrale “siamo tutti più buoni”. Forse quest’anno le case saranno un po’ più silenziose e, forse, si riuscirà ad ascoltare il pianto del bambino appena nato che preannuncia il cambiamento di una epoca, che preannuncia messaggi di amore, fratellanza e giustizia, pianto che preannuncia Dio per gli uomini e non più gli uomini per Dio.
Nel silenzio delle nostre case, la vigilia di Natale, quest’anno, leggete i seguenti versi del Protovangelo di Giacomo, che ci trasportano in quel momento dove tutto per un attimo si è fermato:
[3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: “Calami giù dall’asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori”. La calò giù dall’asino e le disse: “Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto”.
[1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme. [2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. [3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.
[1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: “Dove vai, uomo?”. Risposi: ” Cerco una ostetrica ebrea”. E lei: “Sei di Israele?”. “Sì” le risposi. E lei proseguì: “E chi è che partorisce nella grotta?”. “La mia promessa sposa” le risposi. Mi domandò: “Non è tua moglie?”. Risposi: “E’ Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l’ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo”. La ostetrica gli domandò: “E’ vero questo?”. Giuseppe rispose: “Vieni e vedi”. E la ostetrica andò con lui. [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: “Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele”. Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L’ostetrica esclamò: “Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo”.
Dal Protovangelo di Giacomo dal cap 17 p.3 al cap. 19 p.2:
Con la speranza che nasca in ognuno di noi la luce necessaria a cambiare una società ormai infertile, vi auguro una felice vita.
Marco