Da qualche anno sento soffiare un vento insolito. Un vento che non fa molto rumore, è un soffio che viene da dentro, dalla nostra anima forse. Da quando la crisi economica si è abbattuta sull’umanità intera, io sento questo soffio.

I sogni legati al consumo di qualche prodotto o servizio, improvvisamente sono spariti, si sono annullati lasciando spazio al vuoto, al nulla. Come se la vacanza alle Maldive, l’auto nuova, la borsa di griffe, la casa al mare, come se tutte queste cose improvvisamente avessero perso significato e avessero lasciato un vuoto.

Abbandonando l’illusione di potere raggiungere questi sogni di consumismo, la vita che significato prende? Perché curvarci ai tanti sacrifici che il lavoro ci chiede se ci tolgono la possibilità di sognare con la gratificazione?

Questa domanda ha bisogno di una risposta è una questione di sopravvivenza, se la vita perde il suo senso, il nostro corpo si curva, la vitalità svanisce, la volontà si annoia.

Il vuoto deve essere colmato.

Lo sappiamo tutti quanto sia forte il nostro spirito di adattamento tanto all’ambiente, quanto alle situazioni. Qualcuno con più facilità altri con meno, tutti sono capaci di adattarsi: è il nostro istinto di sopravvivenza. Così ecco apparire il soffio.  Alcuni testi scrivono che l’anima ci viene data da Dio con un Suo soffio dentro la nostra bocca, ora sembra che questo soffio stia tornando un pochino fuori, forse è la voce della nostra anima. La stessa parola anima viene dal greco ἄνεμος (anemos) che significa appunto soffio. Così l’aria esce per poi rientrare portando con se qualcosa di metafisico.

Ma dove ci porta questo soffio, quale altro significato può assumere la nostra vita?

Siamo in tanti al mondo, molti si aggrappano alle religioni abbracciandole tanto forte da perdere il respiro, altri bevono o si drogano per dimenticare, altri invece ricorrono al Prozac che dicono sia più efficace delle religioni. Poi ci sono quelli che sentono qualcosa di nuovo o forse ricordano qualcosa di antico.

La filosofia, che significa amore per la conoscenza, (dal greco philosophía, philo- “amore” e sophía “sapienza”) nacque nel 400 A.C., nacque con Platone. Prima di lui esistevano i pensatori ma la filosofia propria nacque con Platone che da pensatore si fece filosofo quando affrontò una crisi.

Infatti, dopo la condanna a morte del suo maestro Socrate che rifiutò l’aiuto di un oratore e decise di difendersi da solo, e rifiutò pure la possibilità di fuggire dalla città per salvare la propria vita, Platone entrò in una crisi profonda. Socrate era un uomo giusto ma fu accusato di introdurre divinità nuove e di corrompere i giovani con i suoi insegnamenti. in realtà Socrate era diventato un personaggio scomodo per alcuni politici corrotti (già allora i politici erano corrotti). Atene era appena uscita dalla sanguinaria dittatura dei trenta Tiranni e da poco si era restaurata la democrazia e così le innovazioni di pensiero, facevano paura.  Platone di fronte ad un fatto così importante non può che cercare la sapienza, cercare la verità delle cose per uscire dalla sua crisi.

Così, forse anche oggi, ai pensatori dilettanti e professionisti, nasce la voglia di dare un significato alle cose. Dare un significato alla propria vita, iniziando a pensare ad una vita più leggera, fatta di meno cose. Ben vengano le crisi che ci stimolano a pensare che ci fanno crescere verso la conoscenza, verso la verità. Penso sia assolutamente chiaro a tutti che la felicità non è nei sogni di consumo, sogni che realizzano gli obiettivi delle multinazionali ma non realizzano il bisogno dell’anima degli uomini. Abbiamo una enorme opportunità davanti a noi, una opportunità di cambiamento, l’opportunità di vedere una società diversa più matura, più giusta, a favore dell’uomo e non più a favore delle cose. Un nuovo sistema per far crescere i paesi, ricordando il paradosso di Easterlin, recentemente confermato, dove si è dimostrato che la felicità solo all’inizio cresce proporzionalmente alla ricchezza dell’individuo, ma che dopo qualche tempo la curva della felicità non segue più quella della ricchezza e, anzi, prende un trend inverso creando nel grafico una figura a U inversa. La ricchezza tanto desiderata in realtà non porta con se  la felicità.

Bisognerebbe introdurre in tutti i paesi il FIL (Felicità Interna Lorda), indice già introdotto nello stato del Bhutan in Asia, dove si prendono in considerazione dati come la qualità dell’aria, l’istruzione, la salute dei cittadini, la ricchezza dei rapporti sociali e l’istruzione. La felicità della collettività è la vera ricchezza di una nazione.  Siamo ancora molto lontani dal raggiungere il piccolo stato del Bhutan ma questo sottile soffio che esce ed entra nel nostro corpo, che ci fa respirare una nuova consapevolezza, una nuova coscienza, sono certo, può farci davvero felici.